Svelati i garanti della cauzione di SBF

In breve

  • Larry Kramer e Andreas Paepcke, ecco i garanti della cauzione
  • Preoccupazione per l’uso di una VPN da parte di SBF
  • Il giudice impedisce l’uso della rete VPN come condizione alla cauzione

Rivelati i nomi dei garanti di SBF

Il caso contro l’ex-CEO di FTX, Sam Bankman-Fried, continua dal punto di vista legale, infatti ci sono degli sviluppi sul fronte dei garanti che hanno garantito la sua multimilionaria cauzione.

A fine gennaio il giudice Kaplan aveva imposto che i nomi dei garanti fossero rivelati, ma questo non prima del 7 febbraio.

Se si era a conoscenza del fatto che due dei garanti erano gli stessi genitori di Sam Bankman-Fried, gli altri due erano stati oscurati, ma ora si è a conoscenza che siano rispettivamente Larry Kramer e Andreas Paepcke.

La richiesta di rivelare anche questi due nomi arriva per capire se ci sia un collegamento tra loro e i genitori di SBF e lo stesso imputato.

Larry Kramer è un ex-preside della Stanford Law School, la stessa scuola dove insegna Joseph Bankman e ha versato un totale di 500.000 dollari per la cauzione.

Mentre Andreas Paepcke è un ricercatore alla Stanford e ha versato un contributo di 200.000 dollari.

Questi dettagli sono stati rivelati dalla giornalista Tiffany Fong, che nei mesi scorsi ha incontrato e intervistato SBF nella villa di Palo Alto, sottolineando come

nella nostra ultima conversazione, Sam ha negato che ciascuno dei garanti ha ricevuto pagamenti da FTX o Alameda Research”.

Per quanto riguarda Kramer, che è anche Presidente della Hewlett Foundation, con scopi di beneficenza, ha sottolineato come Joseph Bankman e Barbara Fried lo abbiamo aiutato con cibo e supporto morale durante la sua battaglia contro il cancro.

Le sue azioni “sono a titolo personale e non ho rapporti d’affari o d’interesse in questa faccenda se non di aiutare i nostri amici leali e risoluti”.

Sam Bankman-Fried ha usato una rete VPN

Anche per quanto riguarda le condizioni della cauzione di SBF i procuratori federali stanno facendo dei passi avanti, in quanto alcune azioni dell’ex-CEO di FTX hanno destato preoccupazioni.

Nella giornata del 13 febbraio il Procuratore Damian Williams ha depositato un documento presso la Corte Distrettuale di New York dove risulta che SBF abbia usato una rete VPN nelle date del 29 gennaio e del 12 febbraio.

Secondo quanto riportato nel documento l’uso di una VPN potrebbe “sollevare numerose preoccupazioni”, questo perché, come riportato da vari esempi, attraverso l’uso di questa rete si potrebbe avere accesso ad alcuni crypto-exchange.

Rete VPN vietata a SBF

A questo punto i legali di SBF hanno spiegato che l’uso della VPN da parte del loro assistito non era legato a pratiche improprie, ma soltanto per vedere la finale del SuperBowl del 12 febbraio.

Nel documento si legge:

La difesa sostiene che l’imputato non stava usando una VPN per scopi impropri e ha dichiarato di voler discutere della questione con il governo”.

Il 14 febbraio comunque il giudice ha imposto come condizione alla cauzione l’inutilizzo della VPN da parte di SBF.

Il fatto che il giudice abbia preso la decisione di impedire l’uso della VPN secondo alcuni potrebbe significare anche uno stop alla sua attività di gaming online e in particolare per “League of Legends” di cui è grande appassionato.

Autore

Sono scrittore e articolista. Appassionato di criptovalute fin dal 2015, mi piace informarmi su tutto ciò che riguarda questo incredibile mondo.

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