Causa Ripple-SEC, arrivano i rinforzi per XRP
In breve
- Un uomo di affari e un ente no profit sostengono le ragioni di Ripple
- Il sospetto è che la SEC voglia andare ben oltre le sue competenze
- La causa va verso il rito abbreviato
Security vs contratto di investimento
Stando a quanto pubblicato dall’account twitter @CryptoLawUS, il giudice Torres avrebbe ricevuto una missiva da parte di Phillip Goldstein e Investor Choice Advocates Network (“ICAN”) per presentare un amicus curiae, ovvero un parere che può tornare utile alla Corte per emettere il suo giudizio.
Il parere è racchiuso in un documento di oltre 20 pagine nel quale viene contestato alla SEC un abuso di potere sugli asset digitali.
Questo perché la SEC dovrebbe avere autorità sulle securities, termine che in italiano possiamo identificare come titolo o contratto di investimento.
Ma cosa sono le security? Secondo Phillip Goldstein e ICAN è qui il nodo del problema: nella definizione che il Security Act dà del termine, non ci sono collegamenti agli asset digitali.
La SEC, però, utilizza la flessibilità del termine contratto di investimento e lo applica anche alle criptovalute.
Scrivono i promotori del parere:
Il token XRP in questione non ha il “carattere commerciale” di un titolo (…) Nella maggior parte delle transazioni non si è creato alcun rapporto contrattuale, né la detenzione di XRP ha conferito al destinatario partecipazioni o azioni in un’azienda.
Chi sono i supporter di Ripple nella causa contro la SEC
Ma chi sono i supporter di Ripple e che interessi hanno nell’esito della causa che vede XRP contrapposta alla SEC?
Stando alle loro stesse parole, Phillip Goldstein è un uomo di affari legato all’azienda di investimenti Bulldog Investors, mentre ICAN è un’organizzazione no profit che si batte per espandere i mercati, incluso il mercato crypto, alle fasce più deboli.
Di Phillip Goldstein si legge anche che ritiene che la SEC abbia la tendenza ad espandersi oltre la propria autorità.
Nel parere infatti viene spesso ricordato che la competenza legislativa sulla regolamentazione degli asset digitali è del Congresso, non della SEC né della CFTC.
Entrambi i supporter di Ripple hanno deciso di rivolgersi alla Corte perché temono che la SEC voglia intervenire proprio laddove ancora non è intervenuto il Congresso.
Una pronuncia controversa della corte nella causa con Ripple potrebbe avere conseguenze di vasta portata sia sulla separazione dei poteri, ma anche sulla diffusione degli asset digitali (criptovalute comprese), negli Stati Uniti.
Il CEO di Ripple indignato
In attesa che la causa arrivi a conclusione, è tornato a farsi sentire il CEO di Ripple, Brad Garlinghouse, il quale si è detto ancora più indignato per la causa mossa dalla SEC.
My outrage has grown as the litigation has unfolded.
There is no recourse, there is no consequence to those that brought this lawsuit. The SEC’s pursuit of a policy objective isn’t about “a faithful allegiance to the law”. It’s about power.
— Brad Garlinghouse (@bgarlinghouse) October 15, 2022
A suo dire, la SEC non ha fatto causa a Ripple contestando un’infrazione delle leggi. È solo una questione di potere.
Gli ultimi aggiornamenti
La causa tra Ripple e la SEC si trascina ormai da dicembre 2020 e si avvia verso un giudizio abbreviato.
I giudici dovranno decidere se, come sostiene la SEC, Ripple ha venduto token XRP come fossero security, aggirando il Security Act, o se, come sostiene Ripple, non c’è alcun contratto di investimento tra chi ha comprato token XRP e Ripple stessa.
Tutto ruota intorno al concetto di security, e una svolta in questo senso può essere rappresentata anche da precedenti dichiarazioni di esponenti della SEC.
Una pronuncia della corte, in un senso o nell’altro, è destinata a scrivere la storia delle criptovalute negli Stati Uniti, e di riflesso nel resto del mondo.