Merge di Ethereum riuscito: addio PoW, ecco la Proof of Stake

Il merge di Ethereum è andato a buon fine: dalle 8.45 di oggi la blockchain abbandona definitivamente il meccanismo di consenso Proof of Work per passare a Proof of Stake.

Successo per il merge di Ethereum

Il merge di Ethereum era molto atteso dalla community. Del resto i developer ci lavoravano ormai da anni.

Alle 8.45, sotto gli occhi di 40.000 spettatori sintonizzati sul canale Youtube ufficiale della Ethereum Foundation, la fusione tra la mainnet principale e la Beacon Chain è avvenuta senza particolari problemi.

Non ci sono stati fork, dunque da oggi ufficialmente la criptovaluta ETH è prodotta non più tramite mining ma tramite staking.

La conferma che tutto sia andato a buon fine è arrivata anche dal fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, con un tweet:

Le conseguenze per Ethereum

Con il passaggio ufficiale ad Ethereum 2.0, ETH abbandona la Proof of Work, lo stesso meccanismo utilizzato da Bitcoin. Entra in scena un nuovo algoritmo di consenso, la Proof of Stake, che si basa sulla necessità che i validatori abbiano ETH in staking, cioè bloccati, per poter acquisire autorità e validare le transazioni.

Il primo effetto immediato del merge, è la riduzione del consumo energetico della blockchain di Ethereum che crolla di oltre il 99%.

Questo aspetto è molto importante, tanto che lo stesso fondatore di Ethereum ha sottolineato che il passaggio a PoS porterà ad una riduzione dello 0,2% del consumo di elettricità su scala mondiale.

Addio al mining di ETH

Su Ethereum da oggi in poi non esisteranno più i miner ma i validator. Per ambire a questo ruolo, devono avere in staking almeno 32 ETH.

I validator che hanno in staking una quantità maggiore di ETH sono i più “potenti”. E a chi teme che questo rende la blockchain meno sicura, è stato specificato che nessun validator ha interesse nel compromettere la blockchain, perché vorrebbe dire compromettere anche i suoi ETH.

Ethereum passa a PoS

I prossimi step

Con il passaggio a PoS, non è finita l’evoluzione di Ethereum che sta per lanciare anche lo sharding.

Si tratta di un meccanismo che suddividerà la catena di Ethereum in network più piccoli. Questo renderà la blockchain più scalabile, ridurrà la congestione della rete e aumenterà le transazioni al secondo.

Il prezzo di ETH

Il merge al momento non sembra aver positivamente impattato sul prezzo di Ethereum.

ETH attualmente segna -1,5%, scendendo sotto il livello dei 1.600 euro. Poco dopo il merge aveva raggiunto il prezzo di 1.650 euro, ma poi ha ritracciato.

C’è da dire che molte piattaforme in concomitanza con il merge, per precauzione, avevano sospeso depositi, prelievi e il trading su ETH, poi ripresi regolarmente.

Gli upgrade della rete sul lungo periodo hanno sempre fatto bene al prezzo di Ether.

Tutto dipenderà da come il passaggio a PoS influirà sull’utilizzo della blockchain. Se questa aumentasse i casi d’uso, aumenterebbe la domanda di ETH, e di conseguenza crescerebbe anche il prezzo.

L’hack al Ministero della Transizione Ecologica

In Italia il merge di Ethereum non è passato inosservato perché qualcuno lo ha associato con l’hack all’account twitter del Ministero della Transizione Ecologica.

All’immagine profilo ufficiale è stata sostituita quella di Vitalik Buterin con la scritta Vitalik.eth e post relativi proprio al merge con tanto di finto giveaway.

In tarda mattinata il profilo è stato ripristinato e le immagini e i post fuorvianti sono stati rimossi.

Autore
Content Manager

Giornalista ed appassionata di criptovalute, sono nel settore dal 2018. Credo nelle potenzialità della tecnologia blockchain e delle crypto ma mi tengo a distanza dalle meme coin. Mi definisco un essere estremamente razionale.

Ti potrebbe interessare