Criptovalute in Italia, adozione ferma al 2%
In breve
- L’Italia al lavoro per la regolamentazione delle crypto
- In Italia l’esposizione verso il mercato crypto è molto basso
- Visco è sempre stato molto critico verso le criptovalute
L’Italia pronta a regolamentare le criptovalute
L’Italia sta cominciando a creare un ambiente che possa regolamentare le criptovalute facendosi anticipatrice delle leggi che verranno attuate dall’Unione Europea.
Questo è quello che è emerso dal discorso che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha tenuto nella giornata di sabato all’Assiom Forex a Milano.
Per Visco è innegabile che serva una regolamentazione delle crypto, sia sul territorio italiano sia in quello europeo.
In merito a questo bisogno Visco ha spiegato che le autorità di regolamentazione italiane, come la Consob, si stanno preparando per le regole del MiCA (Marktes in Crypto Assets).
La banca centrale sta infatti collaborando con la Consob e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze al fine di “definire le attività di autorizzazione e di vigilanza” che sono previste proprio dal MiCA.
Solo il 2% degli italiani detiene crypto
Ignazio Visco, però, ha tenuto anche a precisare che in Italia
“solo una piccola quota delle famiglie, stimabile intorno al 2%, deterebbe questi strumenti, con importi mediamente modesti”.
Questo sta a indicare che l’esposizione verso il mercato delle criptovalute per l’Italia è molto contenuta, data la bassissima percentuale di detenzione di criptomonete.
Il Governatore della Banca d’Italia ha anche fatto una distinzione chiara tra le varie criptovalute.
Infatti Visco ha affermato che esistono delle crypto
“prive di valore intriseco e che vanno a togliere “risorse alle attività produttive e al benessere collettivo”.
E sono proprio questi strumenti che devono “essere fortemente scoraggiati”.
Oltre a questi sforzi che si stanno facendo in Italia, è ben ricordare che anche nella legge di Bilancio entrata in vigore con il 1° gennaio sono state introdotte delle misure di regolamentazione per le criptovalute.
Inoltre in Italia sono stati stabiliti dei requisiti di registrazione obbligatori per le società di crypto che operano nel Paese.
Per Visco le criptovalute sono un casinò
Non è la prima volta che il Governatore della Banca d’Italia tratta dell’argomento delle criptovalute, nei confronti del quale è stato aspramente critico.
Nell’ottobre 2021 Visco aveva affermato come la Banca d’Italia stesse prestando “particolare attenzione a limitare i rischi che possono derivare da una diffusione non controllata” di questi strumenti.
Inoltre si era speso affinché i cittadini fossero informati sui
“pericoli legati a quelle attività digitali, che per loro natura, hanno un valore instabile e possono anche favorire operazioni illecite”.
Nel novembre dello scorso anno, infine, Visco si era espresso sulle criptovalute definendole “un casinò”.
In un’intervista aveva affermato:
“Il Bitcoin è una scommessa priva di valore intrinseco, chi ha il piacere di giocare può farlo, ma anche i casinò devono rispettare regole di sicurezza e correttezza, altrimenti si rischiano fallimenti tipo FTX”.
Insomma il Governatore non aveva elemosinato colpi al mondo delle criptovalute, dandone persino una visione scorretta, associandolo ai casinò e al gioco d’azzardo, realtà lontanissime dalle crypto.