La SEC costringe Kraken a sospendere lo staking crypto
In breve
- Kraken interrompe il servizio di staking pagando una multa salatissima
- Per la SEC lo staking non protegge le risorse degli utenti
- Le intenzioni della SEC causano malumori generali
Kraken sospende il servizio di staking
L’exchange Kraken ha deciso di chiudere il suo servizio di staking, pagando circa 30 milioni di dollari di multa alla Securities and Exchange Commission (SEC), che lo ha accusato di non aver registrato tale servizio.
A comunicare la notizia è stata la stessa SEC che nella giornata di ieri ha diramato un comunicato stampa dove dice di aver accusato Kraken
“di non aver registrato l’offerta e la vendita del loro programma di staking come un servizio di criptovalute”.
A questo punto Kraken ha deciso di
“cessare immediatamente l’offerta o la vendita di titoli tramite servizi di staking e pagare 30 milioni di dollari”.
La versione della SEC sullo staking
La notizia dell’interruzione del servizio di staking da parte di Kraken arriva a ridosso degli attacchi riservati da parte del CEO di Coinbase alla SEC proprio sull’intenzione da parte della commissione di vietare lo staking negli Stati Uniti.
Al momento dell’uscita della notizia la SEC non aveva rilasciato alcuna dichiarazione in merito, come anche sottolineato da CoinDesk.
Ora, dopo l’accordo raggiunto con l’exchange Kraken, è stato lo stesso Gary Gensler a parlare in merito allo staking in un video divulgato sul suo profilo Twitter.
Today @SECGov charged Kraken for the unregistered offer & sale of securities thru its staking-as-a-service program.
Whether it’s through staking-as-a-service, lending, or other means, crypto intermediaries must provide the proper disclosures & safeguards required by our laws.
— Gary Gensler (@GaryGensler) February 9, 2023
Dopo aver spiegato in breve che cosa sia lo staking, il capo della SEC ha portato il focus sui pericoli di questo servizio, in particolar modo sul fatto che
“la maggior parte dei fornitori di staking non fornisce ai clienti informazioni adeguate, ad esempio su come un’azienda protegge le risorse in gioco di un utente”.
Gensler ha poi spiegato che
“quando un’azienda o una piattaforma ti offre questo tipo di rendimenti, indipendetemente dal fatto che chiamino i loro servizi ‘prestito’, ‘guadagno’, premio’ o ‘staking’, questo dovrebbe avvenire con le protezioni dei titoli federali”.
Cosa succederà ora?
Il fatto che Kraken abbia deciso di interrompere il servizio di staking ha sicuramente dato un vantaggio in più alla SEC nelle sue intenzioni di eliminare lo staking negli Stati Uniti.
Questa intenzione ha causato diversi malumori non solo all’interno della comunità crypto, ma anche presso alcuni membri del Congresso, tra cui Tom Emmer, famoso per avere il dente avvelenato con l’ente di regolamentazione.
Emmer in un tweet ha fatto presente che
“lo staking consente a più persone di partecipare alla costruzione della prossima generazione di Internet”.
Nello stesso tweet non ha lesinato un attacco frontale a Gensler:
“La strategia del purgatorio normativo di Gary Gensler danneggia maggiormente gli americani, lasciandoli nella polvere, mentre queste opportunità sono accessibili al largo”.
To be clear, staking enables more people to participate in building the next generation of the internet.@GaryGensler’s regulatory purgatory strategy hurts everyday Americans the most – leaving them in the dust while these opportunities are accessible offshore. https://t.co/8YlSuBVj6L
— Tom Emmer (@GOPMajorityWhip) February 9, 2023
Mentre altri si sono chiesti come mai FTX non abbia ricevuto lo stesso trattamento subito da Kraken da parte della SEC.
Anche all’interno della stessa SEC comunque ci sono alcuni commissari che non hanno visto di buon occhio l’episodio Kraken, come nel caso di Hester Peirce, che ha calcato la mano sul vuoto normativo in merito:
“Nel clima attuale, le offerte legate alle criptovalute non riescono a passare attraverso la procedura di registrazione della SEC“.
La Peirce ha puntato infine il dito sulla modalità con cui è stata gestita la questione:
“Invece di intraprendere la strada della riflessione sui programmi di staking abbiamo scelto ancora una volta di parlare attraverso un’azione esecutiva“.
Per la commissaria questo “non è un modo efficiente o equo di regolamentare“.