La tassazione sulle criptovalute in Italia

La Legge di Bilancio del 2023 ha fatto definitivamente chiarezza sulla tassazione sulle criptovalute in Italia.

Dunque, dal 1 gennaio 2023 l’Italia finalmente ha una regolamentazione sulle criptovalute, che disciplina come si pagano le tasse sulle crypto.

Vedremo quali sono le novità fiscali e come comportarsi con criptovalute, dichiarazione dei redditi, 730 e tasse da pagare.

Criptovalute e tasse, cosa sapere

Già prima della Legge di Bilancio del 2023, le criptovalute andavano inserite in dichiarazione dei redditi, nel quadro RW.

Le plusvalenze, su cui si pagano le tasse, vanno invece dichiarate nel quadro RT.

In questo approfondimento faremo riferimento alle spiegazioni di Gianluca Massini Rosati (Soluzione Tasse) che ha affrontato il tema in una Live di Binance Italia dello scorso 11 gennaio.

La Legge di Bilancio del 2023

Per la prima volta, in Italia abbiamo una normativa che fa chiarezza e che stabilisce come funziona la tassazione sulle plusvalenze delle criptovalute.

La legge sancisce che le criptovalute sono asset, e che dal 2022 si paga il 26% sulle plusvalenze.

La legge indica anche come si calcolano le plusvalenze, specificando che non ci sono plusvalenze nelle operazioni crypto-crypto.

Oggi, vendendo BTC per USDT non si generano plusvalenze. Se poi gli stessi USDT vengono convertiti in euro, si genera una plusvalenza.

C’è una no tax area: fino a 2.000 euro l’anno di plusvalenza non si pagano le imposte.

Sono stati chiariti i modi per sanare il passato. La legge infatti non è retroattiva, ma permette ai crypto trader di vecchia data di regolarizzare la loro posizione.

La prima cosa da stabilire è se è stato fatto cash-out e se le criptovalute sono state già inserite nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Se un trader in passato non ha fatto cash-out e se le criptovalute sono state inserite nel quadro RW l’utente è a posto.

Se non ha mai dichiarato di avere criptovalute, deve fare la dichiarazione delle criptovalute possedute: pagherà lo 0,5% per ogni anno fino al 2021.

Se è stato fatto cash out, ovvero:

  • Sono state convertite le criptovalute,
  • Sono state usate per pagare,
  • Sono state trasferite ad altri utenti,

bisogna sanare la propria posizione pagando un’imposta pari al 3,5%.

La tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute

La logica della tassazione crypto in Italia ora è chiara, anche se non sempre facile da applicare.

La legge dice che la plusvalenza è nella differenza tra il prezzo di acquisto (prezzo di carico) e quello di vendita (o di cash-out).

Ora, è facile calcolare la plusvalenza nel momento in cui compriamo un Bitcoin a 10.000 euro e lo rivendiamo a 17.000 euro. Si pagano le tasse sulla plusvalenza da 7.000 euro.

Ma cosa succede se si acquistano più Bitcoin, in date diverse e a prezzi diversi? Si applica il modello LIFO (Last in First Out), dunque per determinare il prezzo di carico viene considerato il valore dell’ultimo acquisto.

Questo ragionamento tuttavia non è semplicissimo da applicare se il prezzo di carico non è facile da individuare (se per esempio quei BTC derivano da una vendita di un’altra crypto ad esempio).

Pagamenti in criptovalute

Il trasferimento a terzi di criptovalute, così come l’acquisto di un bene o servizio in criptovalute, è considerato un momento di cash-out, anche senza conversione.

Questo comporta il dover fare il calcolo della plusvalenza (o della minusvalenza).

Alla fine dell’anno va fatta tutta la sommatoria tra plusvalenze e minusvalenze, e la sommatoria genera la plusvalenza totale su cui si applica l’aliquota del 26%.

Come fare i calcoli

Alcune piattaforme, come Binance, permettono di scaricare lo storico delle transazioni.

Questo documento va consegnato al commercialista che provvederà a fare i calcoli sull’ammontare delle plusvalenze.

In generale comunque spetta all’investitore individuare i costi di carico e tutto quanto necessario per calcolare la plusvalenza.

La differenza fondamentale rispetto al mondo tradizionale è che nel mondo crypto gli exchange non sono sostituti d’imposta dunque spetta all’utente assumersi le sue responsabilità e mettersi nelle condizioni di pagare le tasse.

Cosa succede se è impossibile risalire al prezzo di acquisto? Si considera plusvalenza l’intero cash-out.

È il caso di chi oggi detiene criptovalute, magari da tanto tempo, e non riesce a risalire al percorso fatto dal suo investimento.

Per ovviare a questo bisogna fare l’affrancamento al 1 gennaio 2023.

Se non si è in grado di ricostruire il prezzo di acquisto, va fatta una perizia per indicare il valore delle crypto possedute al 1 gennaio 2023, si paga un aliquota del 14% per quel valore e si fissa il punto di partenza, quello diventa il prezzo di carico.

In pratica, chi al 1 gennaio 2023 deteneva Bitcoin per 10.000 euro e non ha la documentazione per risalire al prezzo di carico, può dichiarare i 10.000 euro e pagare su di essi 1.400 euro di tasse.

A questo punto i 10.000 euro diventano il nuovo costo di carico.

Tuttavia l’affrancamento va fatto entro il 30 giugno 2023.

Imposta di bollo

Uno degli aspetti più discussi della nuova norma sulle criptovalute riguarda l’imposta di bollo.

È una tassa del 2 per mille all’anno sulle criptoattività, da calcolare alla fine di ogni anno.

È una sorta di patrimoniale sulle criptovalute.

Tuttavia bisognerà attendere le modalità di pagamento, sulle quali potrebbe pronunciarsi l’Agenzia delle Entrate.

Dichiarazione dei redditi

Casi particolari

Vedremo cosa dice la nuova regolamentazione delle criptovalute in alcuni casi particolari.

Successione e donazione

Che succede se si ereditano criptovalute?

Il valore delle criptovalute dichiarate nell’atto di successione è equiparato al costo di acquisto.

Dunque se chi ha ricevuto quelle criptovalute le rivende, pagherà la plusvalenza sottraendo dal valore di vendita il valore ereditato.

Anche in caso di donazione, il valore della donazione è equiparato al costo di acquisto o al costo di carico. La donazione in sé non è tassata.

Stipendio in criptovalute

Un lavoratore pagato in criptovalute è soggetto al pagamento delle plusvalenze quando fa cash-out, cioè nel momento in cui converte il suo stipendio in euro o usa lo stesso per acquistare beni e servizi in criptovalute.

NFT

Nella norma non si parla esplicitamente di NFT, ma si parla di crypto-asset e crypto-attività.

Questo lascia pensare che la Legge di Bilancio 2023 ricomprenda anche i non-fungible token che non sono altro che una stringa di codice su blockchain.

Ma qui bisogna fare delle precisazioni: la vendita di un quadro classico non comporta plusvalenza.

Sugli NFT invece, stando a come è scritta la norma, si pagherebbe la tassazione sulla plusvalenza generata dalla vendita del token, come una qualsiasi criptovaluta.

Cosa fare dunque con un NFT considerato un’opera d’arte? Questo aspetto presta il fianco a interpretazioni dubbie e richiederebbe una maggiore chiarezza da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Esplora i Non-fungible token

DeFi

La DeFi prevede che si possano ottenere dei token tramite airdrop, o tramite staking.

Rispetto al possesso dei token, non si paga nulla.
Ma la vendita genera una plusvalenza con il prezzo di carico pari a zero.

In pratica l’importo della vendita è considerato per intero una plusvalenza.

Mining

Il mining da privato o da impresa prevede due tipi di tassazione diverse.

Per chi ha un’azienda, quello che riceve dal mining diventa un ricavo pari ad un reddito di impresa.

Per chi fa mining privatamente, la criptovalute generata diventa una materia imponibile nel momento in cui viene liquidata.

Il prezzo di carico anche in questo caso è pari a zero e tutto diventa plusvalenza.

Non pagare le tasse su Bitcoin e criptovalute

Cosa succede in caso di mancata dichiarazione delle criptovalute?

Dal 1 gennaio 2023 è impossibile non pagare le tasse sulle criptovalute.

Se prima si poteva alludere alla mancanza di una normativa, oggi è tassativo: i Bitcoin vanno dichiarati nel 730, per dirlo in parole semplici.

Oggi una norma c’è, e non pagare le tasse sulle plusvalenze equivale a fare evasione fiscale.

Se l’evasione raggiunge importi superiori a 200.000 euro, il reato diventa di tipo penale.

L’unico modo per non pagare le tasse sulle crypto, pur stando nella legalità, è restare sotto i 2.000 euro di plusvalenza.

In conclusione

La tassazione crypto in Italia è un tema nuovo.

È probabile che possano arrivare pronunce da parte dell’Agenzia dell’Entrate che possano fare chiarezza su alcuni ambiti di applicazione.

Sicuramente la Legge di Bilancio 2023 ha colmato un vuoto e soprattutto ha sancito che il Governo italiano riconosce le criptovalute, dunque chi temeva di essere nell’illegalità, può stare definitivamente tranquillo.

Quello che ora ciascun investitore in criptovalute dovrebbe fare è affidarsi a commercialisti o consulenti del settore per evitare di incappare in errori che possono comportare multe.

È bene mettersi in regola e pagare le imposte dovute.

FAQ

Quanto sono tassate le criptovalute?

La tassa sulle criptovalute è un’aliquota del 26% su plusvalenze superiori a 2.000 euro.

Quando si dichiarano le crypto?

Ogni anno, quando si compila la dichiarazione dei redditi, le criptovalute vanno dichiarate inserendole nel Quadro RW.

Come sono tassate le criptovalute in Italia?

Con la Legge di Bilancio 2023 è stato stabilito che sulle criptovalute si applica una tassa del 26% su plusvalenze superiori a 2.000 euro.

Come evitare di pagare le tasse sulle crypto?

Per non pagare le tasse sulle crypto bisogna restare sotto i 2.000 euro annui di plusvalenza.

Vanno comunque sempre inserite in dichiarazione dei redditi.

Quando non vanno dichiarate le criptovalute?

Le criptovalute vanno sempre inserite in dichiarazione dei redditi, nel quadro RW.

Cosa rischio se non dichiaro le criptovalute?

In caso di omessa dichiarazione si rischiano multe e sanzioni, soprattutto se viene accertata l’evasione fiscale.

Autore
Content Manager

Giornalista ed appassionata di criptovalute, sono nel settore dal 2018. Credo nelle potenzialità della tecnologia blockchain e delle crypto ma mi tengo a distanza dalle meme coin. Mi definisco un essere estremamente razionale.

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