Caso FTX, l’exchange era sotto osservazione in Australia

In breve

  • Anche l’ASIC in Australia teneva sotto osservazione FTX
  • FTX acquisì un’azienda australiana per poter operare nel Paese
  • I folli prestiti a margine proposti da FTX e il ruolo di Alameda

L’ASIC australiana sorvegliava FTX da marzo

Continuano le indagini e le indiscrezioni in merito al crollo dell’exchange FTX, che ha dichiarato bancarotta nel novembre dello scorso anno.

Secondo quanto riportato da un rapporto divulgato dal The Guardian, anche le autorità di regolamentazione australiane (in particolare la ASIC) stavano tenendo sotto controllo FTX e questo addirittura sei mesi prima del collasso della società.

FTX aveva una sua filiale in Australia e dopo il suo crollo è emerso che sono oltre 30.000 i clienti creditori dell’exchange per un importo che si aggira intorno a 1 milione di dollari.

Ecco come FTX ottenne la licenza per operare

Ora a distanza di alcuni mesi dal collasso stanno emergendo sempre più dettagli da far accapponare la pelle in merito alla gestione dell’exchange.

Da quanto divulgato dal The Guardian è emerso che FTX operava in Australia con la licenza AFLS, ovvero una licenza per servizi finanziari.

Questa era stata ottenuta in modo particolarmente insolito, ovvero FTX aveva acquisito la società australiana IFS Markets, che possedeva questa licenza (a sua volta ottenuta acquisendo l’azienda Forex Financial Services) e di conseguenza poteva usufruirne per operare.

Il fatto che FTX possedesse questa licenza era un vero e proprio specchietto per le allodole dato che i clienti erano portati a

credere che la società fosse più regolamentata in Australia di quanto non fosse”.

Il modo insolito in cui FTX aveva ottenuto la licenza aveva destato i sospetti da parte dei funzionari dell’ASIC e questo nel marzo 2022.

Proprio nel momento in cui FTX aveva cominciato a operare in Australia i funzionari dell’agenzia regolamentativa aveva richiesto all’exchange di fornire i documenti circa le sue operazioni finanziarie.

I sospetti di ASIC su FTX

A destare preoccupazione e sospetti da parte dell’ASIC erano state alcune dichiarazioni di Sam Bankman-Fried al momento del lancio di FTX in Australia.

SBF sosteneva che FTX poteva consentire agli utenti di

acquistare criptovalute con prestiti a margine fino a 20 volte il proprio investimento”.

Da quel momento in poi è scattata la sorveglianza da parte di ASIC nei confronti dell’exchange, anche se nei colloquio avuti con i dirigenti era emerso l’impegno di

mettere in guardia i clienti sulle truffe crittografiche e di collaborare con la polizia federale australiana sui crimini crittografici”.

Dall’aprile all’ottobre 2022 ASIC ha continuato a nutrire dubbi su FTX anche se si è rifiutata di fornire le risposte dell’exchange in quanto

potrebbe ragionevolmente pregiudicare le attività di contrasto di Asic in materia di cattiva condotta del mercato”.

Infine, l’11 novembre, vigilia del collasso di FTX, la società di regolamentazione australiana ha dichiarato di aver tenuto sotto sorveglianza l’exchange fin dal mese di marzo.

Allo stesso modo era avvenuto per Alameda Research, che aveva ottenuto l’abilitazione per i servizi bancari australiani acquisendo nel 2020 il servizio di pagamento OTC HiveEx.

Con questo sistema Alameda era riuscita poi a mettere a capo di HiveEx lo stesso SBF e in questo modo era riuscita ad acconsentire che i clienti di FTX potessero depositare in dollari australiani.

Insomma, una vicenda che continua a riservare sempre più sorprese, mentre SBF continua a dichiararsi non colpevole di tutte le accuse che gli sono state rivolte.

Autore

Sono scrittore e articolista. Appassionato di criptovalute fin dal 2015, mi piace informarmi su tutto ciò che riguarda questo incredibile mondo.

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